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domenica 22 novembre 2015

Quel maledetto venerdì 13




Sono le 22.15.
Sembra una serata come tante. Sono già in pigiama e quasi pronta per andare a dormire quando sento mia madre che urla dal salotto: "Hanno attaccato Parigi!". Mi fiondo subito sul divano a guardare la televisione con gli occhi sgranati e lo stomaco stretto in una morsa. Sono avvenute sparatorie e esplosioni in diverse zone di Parigi. Si crede siano attacchi terroristici. Un unico colpevole possibile viene in mente a tutti noi: l'ISIS. I ricordi di Charlie Hebdo passano davanti agli occhi, come se non fosse passato un giorno da allora. L'obiettivo stavolta non è uno, ma sono ben 6. Sono luoghi di svago e divertimento: lo Stade De France, luogo della partita Germania-Francia numerosi bar e ristoranti e il Bataclan, dove si stava svolgendo il concerto degli Eagles of Death Metal. Proprio in quest'ultimo la situazione è la più grave: un centinaio d'ostaggi, probabilmente molti di loro giovani fan della band.


Gli spettatori dello Stade De France una volta data la notizia
degli attacchi (Repubblica)



"I terroristi li stanno uccidendo lentamente uno a uno" annuncia un giornalista. I poliziotti  si stanno organizzando per entrare al Bataclan, ma l'attesa è lunga, troppo lunga. Ogni minuto sembra lunga un'ora e la tensione mi sta uccidendo. Decido di dare un'occhiata a Twitter.
Gli hashtag sul social network già fioccano e oltre a #PrayForParis, ve ne è uno che mi fa ritrovare un po' di fede nella bontà umana in un momento così buio: #PorteOuverte (#PorteAperte in italiano) è l'hashtag usato dai parigini che letteralmente aprono le porte delle loro case per aiutare coloro che necessitano di un rifugio. Passo il tempo a guardare la televisione e dall'altra il cellulare per ulteriori aggiornamenti dai social.




Hollande sta parlando in diretta: annuncia lo stato di emergenza e la chiusura di tutte le frontiere della nazione. Il numero dei morti cresce inesorabilmente ogni momento. La tensione che appesantisce l'aria nei nostri polmoni si potrebbe tagliare con un coltello. L'assedio del Bataclan da parte delle forze armate termina dopo quasi tre ore di estenuante attesa e gli ostaggi rimasti vivi vengono portati in salvo.
Il Bataclan (Repubblica)



Ormai è 00.25 e io sono in pigiama e scalza da ore.
Non voglio più dormire, so che mi sentirei in colpa a distogliere gli occhi dalla televisione e andare nel mio letto caldo e confortevole mentre ci sono persone, giovani, anziani, padri, madri, figli e figlie che si sono addormentati per sempre sul freddo asfalto delle strade di Parigi o sul pavimento di una sala concerti. Il senso d'impotenza prende il posto della tristezza e dell'ansia. Che sensazione così famigliare è per noi giovani la realizzazione di quanto piccoli siamo di fronte ad avvenimenti più grandi di noi. Vorrei poter fare  anche io qualcosa di concreto, ma invece rimango qui sul divano con  gli occhi incollati allo schermo finchè questi non si chiudono lentamente e il sonno prende il sopravvento sul mio disperato desiderio di rimanere sveglia.
È l'1:00






Barbara Turinetto

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