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mercoledì 25 novembre 2015

Come vede il suo futuro la gioventù italiana


Come vede il suo futuro la gioventù italiana

 
Vogliono andarsene dall'Italia, pensano che in futuro saranno meno felici dei loro genitori, si disinteressano completamente di politica e partiti, ma hanno nella famiglia il loro principale punto di riferimento. Sono i giovanissimi dai 14 ai 18 anni, protagonisti del sondaggio realizzato dall'istituto Demopolis, che svela sogni e paure dei teenager mettendoli a confronto con un'analoga indagine del 1983.

"Pensi che la tua vita sarà più felice di quella dei tuoi genitori?", nel 1938 il 71 per cento dei ragazzi rispose sì; oggi questa convinzione è scesa al 45 per cento. Il 40 non lo sa; il 15 per cento invece è convinto che sarà più triste dei propri genitori.
Il volto della generazione che emerge dall'indagine è una sorpresa aspra per l'Italia, perché la reazione dei giovani italiani consiste nella voglia di fuggire: 4 teenager su 10 vorrebbero lasciare l'Italia; erano soltanto l'11 per cento trent'anni fa. Quattro volte tanto il 1938.



I giovani e il futuro: poche illusioni e voglia di andare via


"La tua vita sarà più felice di quella dei tuoi genitori?"

Per gli adolescenti del duemila sembra finito il futuro: non lo vedono all'orizzonte né nel lavoro né negli ideali. Resta solo il presente. Un presente spalancato dalla globalizzazione e dalla voglia di viaggiare, ma in cui loro preferiscono non perdersi, rifugiandosi piuttosto nel proprio, nella casa. Famiglia, matrimonio, fedeltà e verginità ricompaiono infatti come parole di riferimento. La cultura perde punti e ne guadagna il sesso.
In questo magma di infelicità, disillusione e sete di fuga emerge però anche un nucleo di domande grezze, una spinta al cambiamento ancora irrisolta: dalla voglia di “riformare in molti aspetti la società italiana” assai maggiore adesso rispetto a quella fotografata nel 1983, alla multiculturalità di fatto che non trova spazio nelle istituzioni.


La nuova moralità dei giovani




Perde importanza invece la politica, affossata nel disinteresse con la sola eccezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Ai giovani questa politica non interessa e a questa politica non interessano i giovani. Tre ragazzi su quattro non la seguono affatto, la metà non si identifica come di sinistra o di destra. Il distacco crescente della gioventù verso il mondo delle istituzioni può essere letto con preoccupazione, ma certamente non può essere fonte di sorpresa. In un paese che invecchia, infatti, i partiti sono stati i primi a concentrarsi sugli anziani, i quali continuano ad aumentare e vanno a votare più di tutti.
Ridurre il problema demografico e coinvolgere i giovani nel processo elettorale, sono a questo punto priorità assolute per mantenere in salute la democrazia. Per questi motivi di grande attualità è il tema dell'allargamento del diritto di voto anche ai minorenni, obiettivo apparentemente appoggiato da ogni partito,  ma nei fatti non accompagnato da una forte volontà di sostenere davvero le proposte. Forse perchè i giovanissimi, come rivela anche il sondaggio Demopolis, sono radicali e politicamente infedeli: più un rischio che un'opportunità per tanti movimenti italiani.
L'ultimo ostacolo, infine, sono i giovani stessi. Nel 1983 solo l'11 per cento non era interessato a votare, mentre oggi sono il 27 per cento. Così il disinteresse degli stessi giovani li allontana dalla politica, e permette alla politica di ignorarli.
 


"La politica ti interessa? In quale area politica ti identifichi?" 

VIDEO Rai News 24 - Giovani e futuro

Nota metodologica: La ricerca è stata condotta dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, dal 6 al 20 ottobre 2015 – per il settimanale l’Espresso – su un campione stratificato di 800 intervistati, rappresentativo dell’universo dei giovani italiani di età compresa tra i 14 ed i 18 anni. I dati di confronto si riferiscono ad una analoga indagine sugli adolescenti italiani pubblicata dall’Espresso nel 1983.


(Fonte L'Espresso)

               
                                                                                                            Martina Di Rosa


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