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domenica 22 novembre 2015

Carcere, pena o rieducazione? Una proposta alternativa


Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l’abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Gli autori di “Abolire il carcere” sostengono che adesso sia arrivato il momento di abolire le carceri che, argomenta il libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Nell’opinione pubblica l’istituzione carceraria è vista come l’unica soluzione al problema della delinquenza. La proposta degli autori è solo apparentemente provocatoria. In realtà in Europa i paesi più avanzati indirizzano sempre maggiori risorse ed energie verso l’abolizione della pena detentiva. 

Il carcere è davvero in grado di rieducare?
 
La reclusione forzata in strutture fatiscenti e sovraffollate è l’unica risposta per chi commette un crimine?  Se analizziamo la percentuale di recidiva di coloro che hanno scontato la pena detentiva constatiamo che è altissima: quasi sette detenuti su dieci ritorna in carcere (68%). Per i criminali che hanno scontato la pena mediante altre soluzioni la percentuale scende invece al 19% .

Tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane (Luglio 2014)

Gli autori sottolineano quindi la necessità di pensare “oltre” il carcere, sperimentando misure alternative ed elaborano dieci proposte possibili tra cui: la cancellazione dell’ergastolo, qui definito “pena di morte occulta”; la depenalizzazione dei reati minori, privi di reale offensività; la semidetenzione (con l’obbligo di trascorrere le ore serali e notturne all’interno dell’istituto); la pena a casa, eventualmente anche con l’autorizzazione a svolgere attività lavorative extra-domiciliari; la diversificazione delle sanzioni a seconda della tipologia di reato (la pena carceraria punisce in egual modo il ragazzo che ha rubato in un supermercato e il delinquente che ha commesso i crimini più efferati). Anche l’articolo 27 della Costituzione italiana evidenzia  la finalità rieducativa della pena: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.


Inaugurata nel Dicembre del 2000, la Casa di reclusione di Milano-Bollate è un esempio di perfetto equilibrio tra l'aspetto punitivo e quello rieducativo della pena.




Dunque sarebbe conveniente per tutti – per i detenuti che prima o poi torneranno a vivere in un contesto sociale, sia per i cittadini che con gli ex detenuti si troveranno ad avere a che fare, sia per lo Stato che impiega ingenti risorse economiche per sostenere il sistema carcerario – “Abolire il carcere”.


Detenuti giocano con dei cani come parte del progetto Pet Terapy del carcere di Bollate

- Filippo Cavallo

 Fonti (immagini):

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