Nel 1978 il parlamento italiano votò la legge per l’abolizione dei manicomi dopo anni di denunce della loro disumanità. Gli autori di “Abolire il carcere” sostengono che adesso sia arrivato il momento di abolire le carceri che, argomenta il libro, servono solo a riprodurre crimini e criminali e tradiscono i principi fondamentali della nostra Costituzione.
Nell’opinione pubblica l’istituzione carceraria è vista come
l’unica soluzione al problema della delinquenza. La proposta degli autori è solo
apparentemente provocatoria. In realtà in Europa i paesi più avanzati
indirizzano sempre maggiori risorse ed energie verso l’abolizione della pena
detentiva.
Il carcere è davvero in grado di rieducare? |
Tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane (Luglio 2014) |
Gli autori sottolineano quindi la necessità di pensare “oltre”
il carcere, sperimentando misure alternative ed elaborano dieci proposte
possibili tra cui: la cancellazione dell’ergastolo, qui definito “pena di morte
occulta”; la depenalizzazione dei reati minori, privi di reale offensività; la
semidetenzione (con l’obbligo di trascorrere le ore serali e notturne all’interno
dell’istituto); la pena a casa, eventualmente anche con l’autorizzazione a
svolgere attività lavorative extra-domiciliari; la diversificazione delle
sanzioni a seconda della tipologia di reato (la pena carceraria punisce in
egual modo il ragazzo che ha rubato in un supermercato e il delinquente che ha
commesso i crimini più efferati). Anche l’articolo 27 della Costituzione italiana
evidenzia la finalità rieducativa della
pena: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Inaugurata
nel Dicembre del 2000, la Casa di reclusione di Milano-Bollate è un
esempio di perfetto equilibrio tra l'aspetto punitivo e quello
rieducativo della pena.
Dunque sarebbe conveniente per tutti – per i detenuti che prima o poi torneranno a vivere in un contesto sociale, sia per i cittadini che con gli ex detenuti si troveranno ad avere a che fare, sia per lo Stato che impiega ingenti risorse economiche per sostenere il sistema carcerario – “Abolire il carcere”.
- Filippo Cavallo
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