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lunedì 14 dicembre 2015

Colpaccio per la Manital

E' Jerome Dyson, lasciato svincolato dalla Dinamo Sassari e fresco di scudetto, l'ultimo colpo di mercato della Manital Torino. Vista la situazione difficile in classifica, il presidente della squadra piemontese ha deciso di attivarsi sul mercato e, per rinforzarsi, punta nuovamente su un giocatore a stelle e strisce: in passato Dyson ha vestito la maglia dei New Orleans Hornets e in seguito di Brindisi e Sassari, e sostituirà Ian Miller, che non ha convinto in questo inizio di stagione.
http://www.melty.it/dinamo-sassari-olimpia-milano-96-88-video-highlights-supercoppa-galerie-37616-2635292.html
La concorrenza per il suo cartellino era rappresentata dall'Armani Jeans Milano che però sembrava avere meno presa sul giocatore, tanto che Dyson ha preferito la squadra piemontese.

Una foto pubblicata da Jerome Dyson (@slicenanddice) in data:
Jerome Dyson è stata una delle punte di diamante della squadra attualmente campione d'Italia, giocatore in grado di segnare da qualsiasi punto della metà campo offensiva, pericoloso sia fuori dall'area, per il suo eccellente tiro, sia quando entra in penetrazione, grazie alla sua elevazione che gli permette di schiacciare.
Sono proprio queste le caratteristiche che lo rendono decisivo per la squadra, soprattutto nei momenti di difficoltà, ed è ciò che la Manital Torino cerca: un giocatore che possa caricarsi la squadra sulle spalle fino alla vittoria, per rimediare ad un inizio di stagione pessimo, aperta con sole due vittorie a fronte di sette partite giocate.

classifica serie A beko 2015/2016
Nella passata stagione


giovedì 10 dicembre 2015

La foresta di Aokigahara

Un mare d'alberi

Arbusti e folta vegetazione nella foresta (fonte)

La foresta di Aokigahara si trova alla base settentrionale del Monte Fuji, nella prefettura di Shizuoka, Giappone. Si formò in seguitò all’eruzione di un vulcano nell’anno 864. E’ formata da arbusti, caverne e fitti alberi che bloccando il vento, la rendono molto silenziosa.

La fitta vegetazione fa si che la percezione che si ha entrando nella foresta sia quella di non riuscire a trovare un sentiero, cosa che l’ha resa particolarmente famosa tra gli escursionisti ma soprattutto tra chi ha deciso di porre fine alla propria vita.


Corpo ritrovato nella foresta (fonte)

La foresta infatti è il secondo luogo più frequentato per i suicidi, preceduto soltanto dal Golden Gate Bridge di San Francisco. E’ confermato che dal 2002 al 2010 le morti siano passate da ottanta circa l’anno, a più di 250. Le morti sarebbero iniziate già nel XIX secolo, quando le donne anziane andate lì per riposare, sarebbero rimaste ad infestare il luogo. 

Cartello di avvertenza in giapponese: "per favore, ripensaci. parlane con le autorità prima di commettere suicidio" (fonte)

Molti giapponesi pensano che negli alberi siano rimasti gli spiriti delle vittime, che impediscono ai visitatori di uscire dalla foresta bloccandoli nel ‘mare’. Si dice che le anime dei defunti urlino e si muovano da sole nella foresta, infestandola. 


Sono presenti cartelli in giapponese e in inglese invitano a non gettare la propria vita, ma di chiedere aiuto. Ci sono infatti  gruppi di aiuto e volontari che periodicamente visitano l’area, per togliere i corpi e per evitare l’aumento dei suicidi, concentrati a marzo per la fine dell’anno lavorativo e scolastico. 

Zona più suggestiva della foresta (fonte)

Coloro che l’hanno visitata raccontano che per la suggestività del luogo si sono sentiti euforici e ansiosi, sentendo il bisogno di “urlare e saltare, ma anche di parlare a bassa voce”. Sembra inoltre che grandi depositi di ferro e materiali vulcanici abbiano influenzato il magnetismo del luogo, disorientando chi ci si introduce.


Molti film e libri - come quello di Kuroi Jukai, in cui un innamorato muore ad Aokigahara-  sono stati scritti sulla Foresta dei Suicidi, ispirati forse dagli oggetti che molte delle persone che lì si sono tolte la vita, hanno lasciato. Ci sono scarpe, fotografie, testi di canzoni e molto altro fra gli arbusti, come segno del passaggio di quelle persone.





Una canzone di un gruppo molto celebre in Giappone racconta di coloro che non sono andati lì ma che ogni giorno sui social come Twitter, scrivono “voglio morire”.



Il messaggio della band Amazarashi: "non sei solo " (fonte)






Alice Sandri - Milagros Mariotta

Luci d' Artista


Camminando per il centro di Torino, nel ponte dell’Immacolata, ci si poteva imbattere in frotte di turisti che, guida alla mano e naso all’aria, vagavano seguendo il filo, neppure troppo immaginario, della Cultura. Cultura con i musei “sold out” e con la capitale del regno sabaudo illuminata dalle Luci d’Artista, l’evento di punta della Contemporary Art, giunto alla XVIII edizione.


                                      https://www.youtube.com/watch?v=QghqDaeAogI


Luci d’Artista, quindi, diventa a tutti gli effetti maggiorenne essendo nato nel 1998! Lorenzo Alfieri, Assessore al commercio ed alla promozione della città dell’epoca, con una felice intuizione propose ad Emanuele Luzzati di ideare un progetto di grande impatto da esporre nei giardini Sambuy, in piazza Carlo Felice. Nacque così il Presepe, 90 sagome in legno che narrano la Natività.


Presepe Luzzati
http://rete.comuni-italiani.it/foto/contest/wp-content/uploads/2011/12/58195-800x492-500x307.jpg


L'idea di illuminare Torino, in realtà, nasceva dalla concreta esigenza di rispondere all’Associazione Commercianti (storicamente responsabili dell’illuminazione stradale in occasione del Natale) che domandava maggior sostegno al Comune, poiché il servizio svolto dai commercianti poteva a tutti gli effetti venire considerato un servizio alla cittadinanza. L'amministrazione accolse la richiesta e diede il suo consenso ad intervenire economicamente, a patto che questa fosse l'occasione per un miglioramento della qualità delle luci natalizie. Il progetto raccolse immediatamente l’approvazione e l’apprezzamento non solo dei commercianti, ma anche dei cittadini e dei turisti.

 Vi erano precedenti storici che potevano far ben sperare l’Amministrazione circa il successo della nuova festa: Lione con la sua Fête des Lumières; l’Amsterdam Ligh Festival; il Glow di Eindhoven nei Paesi Bassi, solo per citare i più antichi e famosi.

   Amaterdam light festival
https://travelcartblog.files.wordpress.com/2014/12/8774705700_0feeba345d_o3.jpg
glow Eindhoven
 http://media.fotoapparatuur.nl/IG/80729.jpg


Lione Fête des Lumière
s
  http://www.pool7.com/jscripts/tiny_mce/plugins/imagemanager/files/Lione%20luci.jpg





Torino, ancora una volta, è stata “pioniera”: nel 2006 anche Salerno ha deciso di illuminare il cammino verso il Natale con proprie Luci d’Artista (esiste, tutt’ora un interscambio di installazioni tra le due città, un “filo luminoso” che collega il nord e il sud del nostro Paese) Da allora, ogni inverno, le Luci d’artista tornano a illuminare le vie, le piazze e i portici di Torino con installazioni d’arte pubblica dedicate alla luce e alle sue declinazioni: le installazioni, riconosciute in tutto il mondo, sono diventate un tratto distintivo della nostra città.

  Caratteristica fondamentale dell’evento è quella di utilizzare spazi accessibili a tutti, quali vie e piazze della città, con allestimenti d’arte realizzati con la luce: l’elemento che da sempre ha attratto ed affascinato l’uomo.

 Ecco allora il Monte dei Cappuccini circondato da Piccoli spiriti blu


Monte dei Cappuccini
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La Migrazione in Galleria Subalpina

Migrazione
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Il Volo su di Francesco Casorati in via Pietro Micca

il volo
 http://www.spaziotorino.it/scatto/wp-content/gallery/2011_11_01_luci2011/0111_luci2011_0332.jpg

Il Mosaico in via Verdi
Mosaico in via Verdi
 http://www.espoarte.net/wordpress/wp-content/uploads/2015/11/Enrica-BORGHI-Mosaico.jpg
Il Tappeto volante in piazza Palazzo di Città
Tappeto Volante
https://c2.staticflickr.com/6/5007/5199166299_d21651724a_b.jpg

Inoltre, altre 20 installazioni rendono splendenti e magiche le notti torinesi fino al 10 gennaio: la possibilità, per tutti, di godersi questo itinerario museale a cielo aperto in bus, in bicicletta o camminando nella frizzante aria invernale della nostra città.


Francesca Calvo

mercoledì 9 dicembre 2015

Tre milioni di anni più 41

Una ricostruzione dell'aspetto di Lucy (foto: Getty Images)
Il 24 Novembre 2015 si celebra in tutto il mondo una particolare ricorrenza. Infatti la bellezza di 41 anni fa, venivano alla luce dopo più di tre milioni di anni le ossa di una nostra "bisnonna". Stiamo proprio parlando della famosa Lucy, il più antico esemplare di Australopiteco adulto. La sua scoperta fu talmente straordinaria che per lei fu coniato il nome scientifico della sua intera specie: Australopithecus Afarensis (da Afar la ragione dell'Etiopia in cui avvennero i ritrovamenti).


Donald Johanson (Fonte: www.lastampa.it)



Siamo nel 1974, in Etiopia, nei pressi del villaggio di Hadar. In questo luogo sperduto un team di paleontologi, composto da Yves Coppens, Maurice Taieb, Donald Johanson e Tom Gray riporta alla luce più di cinquanta ossa appartenenti ad una femmina di australopiteco, adulta e bipede.


Yves Coppens (Fonte)

Si tratta di un ritrovamento straordinario. Impressionanti sono la completezza del suo scheletro per un esemplare del genere e la sua datazione, ben 3,2 milioni di anni. Si tratta evidentemente di un esemplare di sesso femminile poichè il suo scheletro è molto più piccolo e minuto rispetto agli esemplari maschi della sua stessa specie.
Lucy, dopo aver passato sei anni in America in mostra in numerosi musei, dal 2013 si trova stabilmente al Museo Nazionale dell'Etiopia. Quello in mostra però non è lo scheletro originale di Lucy ma un calco: infatti i resti sono troppo preziosi e delicati per essere esposti liberamente. Essi si trovano in una sezione speciale e riservata dei laboratori di paleontologia del museo.





Non solo la nostra antenata è interessante in sè ma anche la storia del suo nome lo è. Lucy infatti deve il suo nome alla canzone dei Beatles "Lucy in the Sky with Diamonds", che i paleontologi amavano ascoltare in continuazione durante gli scavi.

         



Lucy ha avuto una così grande influenza nella cultura popolare che la sua immagine ricostruita in CGI ha persino fatto un'apparizione in una scena del film del 2014 Lucy di Luc Besson, con protagonista Scarlett Johansson.





In occasione del "compleanno" della cara Lucy, Google non si è di certo lasciato scappare la possibilità di farle i dovuti auguri con uno dei suoi famosi doodle giornalieri.



Tanti auguri anche da parte nostra Lucy. Che tu possa festeggiare almeno un altro milione di anni,
Barbara Turinetto e Gemma Sebillo








                                                   

                                     





International street food parade




Dopo il grande successo dell'edizione estiva, è tornata a Torino l'International Street Food Parade. La manifestazione dedicata allo street food italiano e internazionale si è tenuta dal 4 all' 8 Dicembre sotto la tettoia del Parco Dora.


Parco Dora, sede della manifestazione









Per cinque giorni la manifestazione ha accolto visitatori dalle 12 fino a mezzanotte. Passeggiando tra i coloratissimi stand dedicati a tutti i paesi del mondo i visitatori hanno potuto sperimentare una vasta gamma di sapori multietnici, senza rinunciare alla migliore tradizione culinaria italica.




Proprio a proposito della cucina italiana, ogni regione è stata degnamente rappresentata. panzerotti, arancini, cannoli siciliani, cassatine, olive ascolane, fritture di pesce, gnocchi fritti, panini con hamburger di chianina, piadine, pani ca meusa, tigelle, arrosticini, lampredotto toscano, ravioli del plin, bagna cauda e molte altre specialità tipiche del Nord e del Sud.

Per quanto riguarda gli stand internazionali segnaliamo gli ottimi stand argentini, che hanno presentato delle sfiziosissime empanadas e dei tipici churros, oltre ad un gustoso ponche caliente (vin brulè caratteristico).

Empanadas argentine
Gli stand americani hanno partecipato con patatine fritte, hot dog, corn dog (un wurstel fritto in una pastella di mais) e carne grigliata.


Corn dog americano

Molto interessanti e caratteristiche anche le specialità greche, in particolare la feta in cartoccio, la moussakas e la pita con gyros.


Stand greco
Friendz
Inoltre, tra i partner dell'iniziativa, l'applicazione Friendz (disponibile gratuitamente su Google play) ha offerto uno sconto del 10% a chiunque dimostrasse di averla scaricata.



Video dell'edizione estiva (giugno 2015, oltre 150.000 visitatori)



- Filippo Cavallo
- Matilde Serini

Welcome to space Deke Slayton!


Dopo tre posticipazioni per maltempo, il veicolo spaziale Cygnus si è addentrato nel cosmo alle 22:44 (ora italiana) del 6 Dicembre, partendo dal Kennedy Space Center della NASA.






 A bordo del modulo, costruito proprio qua a Torino, sono presenti 3 tonnellate di rifornimenti che includono viveri, attrezzature, esperimenti scientifici, e alcuni regali di Natale per gli astronauti in missione. Anche la stampante 3D che è stata mandata in orbita è di produzione italiana e il suo impiego, nel caso l'esperimento sulla stampa in 3D in assenza di gravità riuscisse, sarebbe quello di produrre pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente alla stazione spaziale, evitando così spese eccessive.


Stampante 3D inviata dalla NASA alla stazione spaziale internazionale.  fonte.

Alle 12:19 (ora italiana) del 9 Dicembre Cygnus è finalmente stato catturato dall'astronauta della NASA Kjell Lindgren pilotando il braccio robotico CanadArm 2 durante la missione Dake Slayton II (chiamata come uno dei primi astronauti della NASA).


La missione è una delle prime ad avere avuto successo dopo alcuni incidenti, come quello avvenuto il 28 Ottobre 2014, quando il razzo Antares è esploso poco dopo il lancio.
Il veicolo in missione è infatti la versione migliorata e più capiente della prima navetta Cygnus usata allora.
Il successo di questa missione è molto importante, da questo dipende infatti il futuro dei contratti con il gruppo italiano (con sede a Torino) che ha progettato il veicolo.

Il cargo Cygnus lascia la base. fonte.

Gli astronauti dovranno però attendere domani, il 10 Dicembre, per aprire i portelloni e iniziare ad usare le provviste arrivate.

Il lancio di Cygnus e il tramonto a Cuba. fonte.

benedetta andreasi

Sparatoria in Colorado: 3 morti

Intorno alle 11 del 27 novembre, Robert Dear, 57 anni, ha fatto fuoco sul personale della clinica Planned Parenthood di Colorado Springs, in Colorado.


All'arrivo della polizia, l'uomo si è barricato nella clinica con 150 ostaggi, sparando agli agenti con un'arma a grosso calibro, forse un Kalashnikov, ferendone 4 e uccidendone uno. Due civili sono stati uccisi dai colpi. Dear è stato arrestato dopo cinque ore di conflitti a fuoco con la polizia.


La probabile causa dell'attacco, non ancora confermata ufficialmente, sarebbe la pratica dell'interruzione di gravidanza all'interno della clinica e la vendita dei feti per la ricerca, ma non è ancora stato confermato se l'edificio fosse il vero obiettivo dell'uomo.
Nelle ore successive alla sparatoria la polizia ha setacciato l'edificio in cerca di esplosivi,  dal momento che alcuni testimoni dicono di aver visto l'uomo entrarvi con delle grandi borse, ma pare che la ricerca non abbia prodotto esiti.
Non si fa attendere il commento del presidente: "Tutto ciò non è normale, - ha detto  Obama -"dobbiamo fare qualcosa contro la disponibilità troppo facile di armi da guerra sulle nostre strade, nelle mani di persone che non esitano ad usarle." E aggiunge "Se veramente abbiamo a cuore questo, se veramente offriremo i nostri pensieri e le nostre preghiere, Dio sa quante volte, con una coscienza veramente pulita, allora dobbiamo fare qualcosa".
Ancora una volta torna la questione delle armi troppo facili da procurarsi per i civili, tema che sta molto a cuore a Obama, il quale già da tempo cerca di intervenire ma viene bloccato dal Congresso per la fortissima lobby dei costruttori.





Fiammetta Fulio Bragoni

I CAPOLAVORI DI MONET A TORINO

  

Un'ondata di colore dipingerà la GAM di Torino con quaranta capolavori di Monet; paesaggi impressionisti e leggiadri ritratti delle donne di fine Ottocento caratterizzeranno la mostra dal 2 Ottobre 2015 al 31 Gennaio 2016.
Luce e colore sono i veri protagonisti di questa eccezionale rassegna dedicata al grande Maestro, a cui si deve il nome di quella corrente artistica, l'Impressionismo, così amata in tutto il mondo.





Il Musée d’Orsay, che conserva la più importante collezione di opere di Claude Monet, ha concesso oltre quaranta capolavori per dare vita a questa suggestiva mostra, che presenta alcune opere mai presentate prima in Italia.

Claude Monet (1840-1926), nato a Parigi, viene considerato il padre
dell’Impressionismo, il movimento che rivoluzionò la pittura europea della fine dell'Ottocento. Nel suo dare libero sfogo alla gioia dei colori e della pittura, dipingendo direttamente su tela, egli si trova in un punto d'incontro tra simbolismo e astrazione.
Nella prima parte della mostra sono esposti quadri relativi ai luoghi che ha visitato, dopo essere stato esiliato in Inghilterra, tra cui Argenteuil, paese in cui ha vissuto per anni.

Monet trova nel motivo delle vele sbattute dal vento il modo perfetto per esprimere il suo talento nel padroneggiare l'istante. Le pennellate larghe, che suggeriscono il movimento dell'acqua, sono caratteristiche della sua pittura negli anni Settanta.

Regate ad Argenteuil, 1872 circa




La tela sottostante è la parte centrale dell'immenso dipinto "Colazione sull'erba" a cui Monet inizia a lavorare in vista della sua prima partecipazione al Salon ufficiale di pittura nel 1865. Nonostante i consigli del maestro Gustave Courbet, egli rinuncia a presentare l'opera e decide di conservarla ad Argenteuil fino al 1884, anno in cui la recupera; scopre però che la tela è danneggiata e ne ritaglia due frammenti.
Quest'opera è fondamentale nel percorso di Monet per la precoce affermazione di un'audace concezione della pittura en plein air.

Le Dèjeuner sur l'herbe, 1865-1866


Nel vedere la figliastra Suzanne Hoschedé discendere dalla collina dell'Ile de Giberny, Monet ricorda un ritratto della prima moglie Camille con un parasole, che aveva realizzato nel 1875.
Si tratta di un magnifico dipinto a olio, di cui esistono la versione girata verso destra e quella verso sinistra, dove il soggetto – una donna con un parasole in un campo, nel mezzo di una giornata ventosa – è Suzanne Hoschedé, figlia di Alice Hoschedé, modella preferita del pittore, che ha posato per questa opera sino allo sfinimento, assecondando l'artista che voleva riprodurre i più impercettibili cambiamenti della luce.

Donna con parasole, 1886

Il dipinto raffigura una gita in barca sul fiume Epte, a Giverny. I personaggi raffigurati sono Suzanne, Germaine e Blanche Hoschedé, figlie di Alice Hoschedé, seconda moglie di Monet; Blanche era moglie di Jean Monet, figlio dell'artista. Qui le ragazze navigano in un tipo di imbarcazione di legno molto popolare in Francia all'epoca.

En Norvégienne, 1887 circa

La mostra consente dunque di mettere a fuoco alcuni tratti decisivi della complessa evoluzione del percorso artistico di Monet, evidenziando la varietà e qualità della sua tecnica pittorica.


E' possibile acquistare i biglietti su TicketOne e consultare la mappa sottostante




Fonte (Mostra Monet, La Stampa)



                                  Martina Di Rosa, Cecilia Tuberga, Beatrice Occhetto

golden state infermabili

Golden State Warriors
Inizio stagione ancora immacolato per la squadra di Oakland, che, reduce dalla vittoria del campionato, ha registrato il miglior inizio stagione di sempre iniziando con ben 23 vittorie e 0 sconfitte.
Stephen Curry contro i Los Angeles Lakers

I Warriors, la scorsa notte, hanno superato gli Indiana Pacers. Guidata dagli splash brother, Curry e Thompson, da 29 e 39 punti, la squadra californiana continua la sua striscia positiva. E'  il fenomenale MVP della scorsa stagione a ispirare la propria squadra, guidando la scoring list della lega e infrangendo il record di numero di partite impiegate per segnare 100 tiri da tre, tirando col 44%, stabilito l'anno prima da lui stesso e precedentemente da Ray Allen.

Splash Brothers

Ogni singola vittoria della squadra è dovuta al coach, Steve Kerr, sostituito per motivi di salute da Luke Walton in questo inizio di stagione, che ha saputo elaborare un sistema che desse valore ai punti di forza di ogni singolo giocatore, con giocatori cardine come Draymond Green, che può svolgere il ruolo ala grande o, talvolta, di centro per dar riposo a Ezeli o Bogut, Iguodala. Un sistema rapido, versatile e difficile da contenerem che può far fronte a assenze importanti come quelle di Barnes o proprio Bogut.
coach Kerr e l'assistente Walton

I Golden State Warriors si scontreranno stanotte coi Boston Celtics, che sebbene siano cresciuti negli ultimi anni, sulla carta,non possono minimamente impensierire Curry e compagni, ma nulla è già scritto e si sa... il Gioco è imprevedibile.

stephen curry contro i boston celtics

Dear Kobe Bryant, we'll miss you.


Mi ricordo la prima volta che ho visto Kobe giocare.
Erano gli inizi di Giugno e Allen Iverson e i Philadelphia 76ers erano a Los Angeles per giocare contro i LA Lakers di Shaquille O'Neal, uno dei centri più forti di sempre, e del signore qua sopra. Kobe, alla sua 5° stagione NBA, era già uno dei giocatori che sarebbero diventati il futuro della lega e lo dimostrò vincendo il titolo. Fu proprio durante le finali che notai l'8 (a quei tempi, giocava con l'8 sulla maglietta): attirò la mia attenzione e mi fece capire chi avrebbe dominato quell'anno e gli anni successivi.
Da quel momento Kobe diventò parte della mia vita e quando, nel giorno del mio 9° compleanno, mi regalarono la sua canottiera, sulla mia faccio si stampò uno strano sorriso. Guardavo i suoi video e durante allenamento ripetevo i suoi movimenti fino alla nausea (non mi sono mai riusciti...).
Questo solo per dimostrare quanto Kobe abbia inspirato e motivato molti ragazzini.

>
(Questi sono gli highlights degli anni 2000-2001-2002)

Lunedì 30 Novembre, però, Kobe Bryant ha annunciato che si ritirerà a fine stagione. Già il Lunedì è un giorno difficile per molti di noi, se in più i media ci danno una notizia così, si può immaginare che la settimana non sarà la una delle più belle della tua vita. So che è dura, infatti vi lascio qualche minuto per respirare e rileggere. Ok, respirate e rileggetelo con calma ("Dottore, lo stiamo perdendo!)
Per annunciare il suo ritiro, il giocatore ha scritto una lettera a tutto il mondo del basket e questa ha sconvolto me e tutti coloro che amano il mondo del basket.

"Dear basketball,

From the moment
I started rolling my dad’s tube socks
And shooting imaginary
Game-winning shots
In the Great Western Forum
I knew one thing was real:

I fell in love with you.

A love so deep I gave you my all —
From my mind & body
To my spirit & soul.

As a six-year-old boy
Deeply in love with you
I never saw the end of the tunnel.
I only saw myself
Running out of one.

And so I ran.
I ran up and down every court
After every loose ball for you.
You asked for my hustle
I gave you my heart
Because it came with so much more.

I played through the sweat and hurt
Not because challenge called me
But because YOU called me.
I did everything for YOU
Because that’s what you do
When someone makes you feel as
Alive as you’ve made me feel.

You gave a six-year-old boy his Laker dream
And I’ll always love you for it.
But I can’t love you obsessively for much longer.
This season is all I have left to give.
My heart can take the pounding
My mind can handle the grind
But my body knows it’s time to say goodbye.

And that’s OK.
I’m ready to let you go.
I want you to know now
So we both can savor every moment we have left together.
The good and the bad.
We have given each other
All that we have. 

And we both know, no matter what I do next
I’ll always be that kid
With the rolled up socks
Garbage can in the corner
:05 seconds on the clock
Ball in my hands.
5 … 4 … 3 … 2 … 1

Love you always,
Kobe"

Se vi chiedete ancora perché siamo sconvolti basta leggere il contenuto della lettera.
Kobe, secondo me, ha saputo racchiudere tutta la sua carriera in queste semplici righe e ringraziare 
tutto l'universo cestistico.

Un Kobe carichissimo (fonte: NbaWire)
Dopo aver comunicato il suo ritiro, la star parla sul possibile ritorno in Italia per una stagione o due: "Purtroppo non potrò giocare in Italia, come sognavo: il mio corpo sa che è ora di dire addio" (fonte: La Stampa). 
L'unico nostro rimpianto è che un giocatore come Kobe, dopo aver emozionato milioni di spettatori e fatto conoscere e amare l'NBA in tutto il mondo, debba ritirarsi dopo 20 anni di carriera con una squadra non degna del suo talento e con molte voci (e delusioni) alle spalle.

Non ha bisogno di descrizione: semplicemente Lui. (fonte: Getty Images)
Da ciò che ho scritto in precedenza sembra che il giocatore ne sia uscito perdente: mai oppinione più sbagliata fu detta. Infatti molti giocatori di basket, tra cui LeBron James, Kevin Durant, Leo Messi e Alessandro Del Piero (!), hanno condiviso la sua scelta e l'hanno elogiato e ringraziato scrivendogli lettere o dedicandogli post; inoltre l'hanno anche difeso da tutte le persone che l'hanno sempre criticato, e continuano tutt'ora, ricordandogli che cosa Bryant ha fatto per questo sport.
Non possiamo solo citare gli sportivi famosi, ma dobbiamo anche scrivere riguardo a ragazzi che hanno compiuto o fatto azioni sovrumane. Loro hanno bisogno di tutto il nostro rispetto. 
Per esempio, in Cina dei pazzi hanno disegnato con la neve la faccia del loro beniamino. ("Date una medaglia a questi!").

Ecco l'opera d'arte! (fonte: Getty Images)
Oppure due ragazzi italiani hanno prima fatto una rapina in banca per permettersi il viaggio, poi sono volati fino a Philadelphia per vedere giocare il 24. Senza sapere dove avrebbero passato la notte.

"Vedere Kobe non ha prezzo, per tutto il resto c'è M*******d"

E quindi il nostro eroe, come in tutte le fiabe, ha avuto anche lui il lieto fine.
(EHI, C'E' ANCORA TUTTA UNA STAGIONE DA GIOCARE!)

A fine stagione ritirerà le scarpe, maglietta e calzoncini nell'armadio; ma, chissà, se fra qualche anno lo vedremo nei panni di allenatore?

Speriamo che questo non sia un addio, ma solo un arrivederci.

(Le Top10 della sua carriera)






Caro Kobe, io ti voglio ricordare così: Vincente.